Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge, recante disposizioni per il riordino del territorio, è particolarmente efficace per le aree di pregio (quali le coste) notevolmente interessate da una pesante attività edificatoria, sia abusiva che autorizzata. Essa si basa sulla convinzione che una iniziativa è valida nel lungo termine se riesce a coniugare gli aspetti paesaggistico-ambientali e quelli economici.
      Pertanto, al fine di creare i presupposti per innescare un circolo virtuoso che possa avviare l'economia tutelando nel contempo l'ambiente, diviene fondamentale operare in un territorio risanato, nel quale sono stati già eliminati i detrattori ambientali che lo hanno gravemente danneggiato.
      Questa impostazione presuppone un salto di qualità nell'azione della pubblica amministrazione, che viene chiamata a svolgere un ruolo attivo e illuminato, implementando nella gestione del territorio i meccanismi della rottamazione già sperimentati con l'industria automobilistica.
      Ciò è possibile inserendo il diritto di quota volume che diviene l'idea cardine della proposta di legge e consente di creare un fondo comunale di volume edificabile al quale si può attingere anche per la formazione degli strumenti urbanistici e per le seguenti finalità:

          1) censimento dei volumi esistenti da demolire, con il supporto dei rilevamenti aerofotogrammetrici. È obbligatorio censire i volumi abusivamente realizzati ed è facoltà dei proprietari conferire nel censimento i volumi muniti di regolare autorizzazione per la edificazione;

          2) certificazione del volume censito e costituzione di un fondo di volume edificabile;

 

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          3) assegnazione delle quote volume ai relativi detentori in funzione del volume certificato;

          4) costituzione da parte dei detentori delle quote volume di apposite società di capitale aventi come scopo sociale il recupero e la valorizzazione del territorio, con particolare attenzione alla tutela dei beni paesaggistici rispettivamente tramite la demolizione degli edifici abusivi e la realizzazione di edifici regolarmente assentiti;

          5) diritto a intervenire (azionariato diffuso) per i cittadini che non disponono di quote volume, tramite la acquisizione di buoni ordinari comunali che i comuni emetteranno per raccogliere i capitali necessari alla realizzazione del programma di riordino del territorio;

          6) individuazione dei siti vocati all'ubicazione delle nuove strutture nell'ambito di appositi piani urbanistici redatti a cura dei comuni (alberghi, ristoranti, attività per la ricezione turistica, alloggi, opifici, eccetera);

          7) demolizione dei volumi esistenti a cura e a spese delle citate società di capitale;

          8) edificazione, a cura delle stesse società di capitale, nei luoghi individuati dagli strumenti urbanistici;

          9) adesione al regime delle quote volume: è gratuita per i volumi regolarmente assentiti e può essere incentivata con la sospensione del pagamento dell'imposta comunale sugli immobili per cinque anni; per i volumi abusivi sanabili l'oblazione è ridotta del 90 per cento; per i volumi abusivi non sanabili, quindi per gli edifici da demolire, l'oblazione è versata nella misura del 50 per cento.

      Con l'introduzione delle quote volume si conferisce al sistema normativo quel grado di flessibilità necessario per uscire dalla rigida contrapposizione tradizionale tra demolizione (mai realizzata) e mantenimento (mai legalizzato) dell'edilizia abusiva in aree di pregio.
      Questo atteggiamento del legislatore appare necessario al cospetto di una opinione pubblica sempre più sensibile nei confronti della complessità dei fenomeni sociali, economici e culturali che stanno determinando trasformazioni profonde sul territorio e sull'ambiente.
      A tale proposito è utile osservare cosa è stato fatto nei maggiori Paesi europei. Nelle culture più evolute si tende a gestire il problema con continui aggiustamenti, senza cercare astratte formule risolutive. Le differenze tra il nostro e gli altri sistemi risiedono in fattori che potremmo definire di secondo livello rispetto al quadro normativo.
      Tuttavia per ciò che riguarda il contenuto delle leggi, l'Europa riserva maggiore attenzione verso le «procedure attuative», piuttosto che nei confronti della ricerca di nuovi princìpi o istituti amministrativi. Nei vari sistemi è stata posta particolare attenzione nel chiarire esattamente i limiti e le funzioni della pianificazione generale rispetto a quelli della pianificazione attuativa. In tale senso il sistema italiano risulta molto arretrato. Ad esempio il piano regolatore generale è oggi un istituto indefinito in molti suoi connotati essenziali. A seconda delle scelte dell'amministrazione esso diventa strumento di indirizzo o documento di dettaglio.
      La differenza tra noi e le migliori realtà europee non è costituita dunque da leggi risolutive o da meccanismi tecnicamente perfetti quanto, piuttosto, da una attenzione costante a quelli che abbiamo chiamato problemi amministrativi di secondo livello: cura nel pensare i passaggi procedurali, organizzazione e «pulizia» dei testi di legge, funzionalità degli uffici, attenzione verso una equa tassazione per garantire la necessaria disponibilità finanziaria. Tutto ciò determina la costante presenza dell'amministrazione nella vita sociale. Senza questa presenza della pubblica amministrazione non è pensabile attendersi risultati di rilievo dalla pianificazione, quale che ne sia il livello tecnico di elaborazione.
      Fra l'altro, se le regioni vogliono cogliere l'obiettivo di investire le risorse del

 

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Programma operativo regionale 2000-2006 si devono semplicemente creare le precondizioni per la loro spendibilità che di fatto si concretizzano in una agile e tempestiva gestione del territorio.
      In questa ottica la questione del riordino del territorio assume un ruolo strategico. Ad esempio, per quanto attiene il riordino delle coste, l'introduzione delle quote volume nello scenario della normativa sul recupero ambientale consente di valorizzare aree di notevole pregio ambientale con la demolizione delle costruzioni sorte abusivamente, di garantire gli investimenti immobiliari comunque già realizzati e di convertire i volumi abitativi esistenti con nuovi volumi produttivi prevalentemente nel settore turistico.
 

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